Il dominio del presente

La musica è il solo dominio nel quale l’uomo realizza il presente. A causa dell’imperfezione della sua natura, l’uomo è destinato a subire il passar del tempo – delle sue categorie del passato e dell’avvenire – senza poter mai rendere reale, e pertanto stabile, quella del presente.
Il fenomeno della musica ci è dato al solo scopo di stabilire un ordine delle cose, ivi compreso, e soprattutto, un ordine fra l’”uomo” e il “tempo”. Per essere realizzato esso esige pertanto necessariamente e unicamente una costruzione. Fatta la costruzione, raggiunto l’ordine, tutto è detto. Sarebbe vano cercarvi o aspettarsi altro.

 

E’ proprio questa costruzione, questo ordine raggiunto che produce in noi un’emozione di un carattere del tutto particolare, che non ha niente in comune con le sensazioni correnti e le nostre reazioni dovute a impressioni della vita quotidiana.
(Igor Stravinskij – Cronache della mia vita)

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Il trionfo del linguaggio italiano

Insieme alla musica viaggia la lingua che la serve.
La superiorità della lingua italiana è incontestabile per tutta l’età del barocco e persino del classicismo. E tanto più difficile risulta detronizzare dalla loro posizione privilegiata i vari Metastasio, Goldoni, Da Ponte, quanto più intensa si fa in tutta Europa la presenza del linguaggio teatrale italiano e più calorosa l’accoglienza di quella moda negli ambienti letterari e filosofici.
Persino la terminologia tecnica musicale subisce l’assalto del lessico italiano: parole come “opera”, “libretto”, “soprano”, “cantata”, “sonata”, “concerto”, “sinfonia”, “adagio”, “allegro”, “crescendo”, “da capo”, “aria”, “solo” entrano nell’uso universale, contribuendo a cementare il mito di un primato italiano che è ben oltre i limiti della realtà.

 

Citazione rivisitata da “Sui sentieri della musica”,
di Alberto Basso – Luciano Berio,
a cura di Alberto Conforti,
Milano: Idealibri, 1985